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Uisp Rovigo: il premio Isca per il "Progetto integrato"

Durante il Move congress Isca di Barcellona riconoscimento come best practice a livello europeo. Intervista a M. Gasparetto
Un premio cambia la vita? Non proprio, ma conferma che la strada è quella giusta. L’Uisp di Rovigo la vita l’ha cambiata a centinaia di cittadini dell’intera provincia attraverso il Progetto integrato della promozione della salute nella popolazione adulta e anziana. Il progetto è nato sei anni fa grazie all’elaborazione nazionale della Grandetà Uisp. Il riconoscimento ufficiale in ambito europeo è venuto dal Move Congress di Barcellona: il progetto e l’Uisp Rovigo sono stati premiati in quanto best practice.

L’orgoglio col quale parla il presidente Uisp Rovigo, Massimo Gasparetto, è perfettamente legittimo: “Il progetto è partito nel 2007, l’anno successivo abbiamo avuto un finanziamento quinquennale dalla Fondazione della Cassa di risparmio di Padova e Rovigo. E’ stato un risultato importante perchè siamo riusciti a costruire un’alleanza tra privato, terzo settore e Asl. Siamo partiti con circa seicento anziani, oggi sono il triplo”.

Per quale motivo siete stati premiati, secondo te?
“Penso che l’Isca, la rete internazionale più importante di sportpertutti, premiando noi abbia voluto sottolineare proprio la nostra capacità di fare rete attraverso lo sport, creando sinergie tra pubblico e privato. Per cambiare gli stili di vita e promuovere la salute c’è bisogno di alleanze: questo dice la Carta di Toronto, promossa dall’OMS e diffusa nel 2011”.

Quanto ha inciso questo progetto sulla vita del Comitato Uisp di Rovigo?
“Il bilancio di questi anni è molto positivo – prosegue Gasparetto - Questo progetto ha trasformato l’intero Comitato territoriale Uisp e, forse, anche la nostra città. Abbiamo creato interesse nei cittadini e nei giovani. Un indicatore positivo è quello di aver creato una quarantina di occasioni di lavoro per laureati in scienze motorie, impegnati sia come tecnici ed operatori, sia come organizzatori e coproggettisti. Sono cresciute nuove risorse umane e profili capaci di esprimere competenze che hanno fatto da volano ad altri progetti, come quelli in acqua indirizzati a tutte le età. Abbiamo moltiplicato competenze, generato lavoro e amplificato il movimento economico della nostra associazione”.

La carta vincente è stata quella delle relazioni istituzionali?
“Non solo. Grazie a questo progetto abbiamo costruito relazioni dinamiche con vari partner associativi, dall’Auser all’Università popolare. E’ cresciuto sia il nostro Comitato, sia l’esigenza di una sua gestione più complessa. Ne hanno beneficiato molte attività anche apparentemente distanti dal progetto. Penso al basket e alla pallavolo, oltre al calcio. Il nostro Comitato continua a crescere e a questo progetto ne abbiamo collegati molti altri, come ‘Matti per il calcio’ e ‘Lo sport delle ragazze-le donne in piscina la domenica mattina’. Anche questi progetti sono realizzati in collaborazione con le Asl, così come i gruppi di cammino che abbiamo lanciato da tempo”.

Nel merito, che cosa promuove il progetto?
“E’ fatto di quattro aree progettuali: ginnastica dolce per la grandetà, con circa 35 gruppi di anziani sparsi nella provincia; un numero equivalente di corsi per l’attività fisica adattata per il mal di schiena, per l’ictus, per il cuore e per il Parkinson. Poi abbiamo 16 gruppi di cammino e alcuni Comuni dove pratichiamo la ginnastica a domicilio per gli anziani. Le caratteristiche sono quelle di aver creato molte opportunità di movimento in palestra e all’aperto per la popolazione adulta ed anziana, rivolte a vari gradi di anzianità. L’attività fisica adattata è una grande novità perché si rivolge a chi in passato neppure si avvicinava ad una palestra. Pensiamo al mal di schiena: chi ne era afflitto prima si teneva alla larga. Al contrario noi siamo partiti proprio da loro. Uno dei punti di forza del progetto è quello di proporre una pluralità di offerte di movimento. Stiamo diffondendo consapevolezza nella possibilità di muoversi. Al contrario di quanto avviene, ad esempio, a causa del decreto Balduzzi che, in materia di certificazione medica obbligatorie, crea una situazione ambigua e rischia di creare disaffezione alla pratica motoria soprattutto tra gli anziani. Proprio coloro che, al contrario, ne avrebbero più bisogno. Questo avviene anche per le difficoltà economiche e per i costi della certificazione specialistica. Un paradosso negativo e in controtendenza rispetto a quanto chiede l’Europa”. (I.M.)

Per approfondire il Progetto integrato dell’Uisp Rovigo, premiato dall’Isca, clicca qui.